Scegliere l’università: come orientarsi tra sogni, realtà e prospettive professionali
- Stefano Anzuinelli
- 24 mar
- Tempo di lettura: 4 min
La scelta dell’università è un momento cruciale nella vita di ogni studente, un bivio che richiede riflessione, consapevolezza e una buona dose di pragmatismo. Spesso però i ragazzi, e altrettanto spesso i genitori, si trovano travolti da dubbi e incertezze, tra il desiderio di seguire le proprie passioni e il timore di fare un passo falso verso il futuro.
La scorsa settimana ho avuto il piacere di confrontarmi con Leonardo Vaghaye, CEO di MedCampus, una realtà che si occupa di assistere e preparare gli studenti al test d’ingresso alla facoltà di Medicina (ho sintetizzato, fanno molto di più con impegno e passione). È stato un incontro interessante, che mi ha spinto a riflettere su quanto sia fondamentale un orientamento efficace per i giovani. Con Leonardo ci siamo confrontati su come spesso i ragazzi arrivino a un passo dalla scelta senza aver compreso fino in fondo cosa comporti un percorso piuttosto che un altro e senza aver valutato attentamente i pro e i contro.

Questa riflessione mi ha portato a chiedermi: come possiamo aiutare i nostri studenti a scegliere in modo consapevole, senza cadere nelle trappole di decisioni affrettate o influenzate da falsi miti?
Il primo passo è conoscere se stessi
La verità è che la scelta universitaria non dovrebbe mai partire dalle mode del momento o dalle aspettative degli altri. Il primo passo è fermarsi e domandarsi: Cosa voglio davvero fare? In cosa mi sento davvero capace? Non si tratta di una riflessione banale, perché spesso i ragazzi non hanno ancora avuto modo di sperimentare fino in fondo i loro talenti. Una scelta affrettata rischia di generare frustrazione e abbandono degli studi, soprattutto quando ci si rende conto che il percorso intrapreso non rispecchia le proprie attitudini.
Studio all’estero: sogno o realtà?
In un mondo globalizzato come quello odierno, molti ragazzi sono attratti dall’idea di studiare all’estero, spinti dall’illusione che l’università straniera sia sempre sinonimo di qualità e prestigio. La realtà, però, è ben più complessa. Certamente, ci sono atenei eccellenti all’estero che offrono percorsi formativi di grande spessore, ma ci sono anche molte strutture di livello medio che puntano più sull’attrattiva del contesto internazionale che sulla reale efficacia del piano di studi.
Il mio consiglio è sempre lo stesso: non lasciarsi affascinare esclusivamente dal nome o dalla sede geografica, ma approfondire il valore del percorso accademico. Non tutti i corsi in lingua inglese sono automaticamente sinonimo di preparazione globale. E non tutti i titoli esteri hanno un effettivo valore aggiunto nel mercato del lavoro. Ora ci sono valide alternative in Italia, atenei dove si può studiare in un contesto internazionale, ma senza allontanarsi migliaia di chilometri. Swiss School Of Management ne è la prova.

La bussola delle prospettive occupazionali
A tal proposito, una valutazione attenta del mondo del lavoro dovrebbe essere sempre presente nelle scelte accademiche. Spesso i ragazzi, spinti da passioni adolescenziali o da una visione romantica della professione, si lanciano in percorsi che offrono poche opportunità concrete. Per questo è fondamentale chiedersi: Quali sono i profili più richiesti dalle aziende? Quali competenze saranno indispensabili nei prossimi anni?
Ad esempio, chi vuole intraprendere un percorso nel mondo del business, della finanza o del management dovrebbe informarsi su quali competenze sono realmente spendibili, su come evolvono le figure professionali nel settore e quali strumenti risultano imprescindibili per il mondo imprenditoriale. Il rischio altrimenti è quello di trovarsi con un titolo che suona bene, ma non garantisce un reale valore competitivo.
Imprenditorialità: non solo un sogno, ma una scelta concreta
In qualità di Chancellor delle sedi di Brescia e Milano della Swiss School of Management, vedo ogni giorno giovani ambiziosi che non cercano solo un titolo, ma una preparazione concreta che permetta loro di diventare veri leader del mercato, capaci di interagire in ambienti diversi e con visioni innovative. Ma per fare questo non basta il desiderio di indipendenza: servono competenze pratiche, pensiero strategico e capacità di adattarsi ai contesti più disparati.
Farsi le giuste domande
Un buon percorso di orientamento non si limita a illustrare l’offerta formativa, ma spinge lo studente a interrogarsi su alcuni aspetti fondamentali:
Sto scegliendo questa università per me stesso o per soddisfare le aspettative altrui?
Questa formazione mi consentirà di costruire una carriera soddisfacente?
Esistono percorsi alternativi che potrebbero portarmi allo stesso obiettivo con maggiore concretezza?
Sto considerando l’impatto di questa scelta sulla mia vita professionale e personale?
Conclusioni: la scelta come progetto personale
L’orientamento non deve mai ridursi a una corsa contro il tempo per iscriversi all’ateneo più blasonato o per superare l’ennesimo test d’ingresso. È un percorso di scoperta personale, che passa dalla consapevolezza dei propri desideri e delle proprie capacità, senza farsi ingannare dalle sirene del prestigio a tutti i costi.
Scegliere l’università giusta significa prendere in mano il proprio futuro con lucidità e coraggio, evitando le decisioni avventate o influenzate da miti e pregiudizi. Ed è proprio su questo aspetto che noi educatori dobbiamo lavorare: aiutare i ragazzi a guardare oltre le apparenze, verso un progetto di vita che sia davvero loro.
Dr. Stefano Anzuinelli
Licei Paritari Isaac Newton™
Founder & CEO
Comments